30.9.05

Sorrento dal mare

Almeno una volta bisogna arrivare a Sorrento
dal mare. Il mezzo non importa, una barca, la
usarono Goethe e Ferdinando e Carolina di Borbone, Ibsen e
Gor'kij o in tempi più recenti Eduardo De Filippo e Carla Fracci,
quel che conta è il mare. Questo perchè la costa, via
via che si avvicina, diventa sempre più abbagliante di
bellezza e singolarità, col cupo e robusto costone di
tufo scuro, definito dai colori del paese, a stagliarsi
contro il fondale dei monti Lattari come un inconsueto
presepe.
Quando ancora le bellezze di Ischia, Capri o Positano
erano sconosciute, Sorrento era già stata scoperta dai
Fenici. Dopo di loro Greci, Romani, Spagnoli, Francesi,
Saraceni, in veste di navigatori, e poi oratori, visitatori,
predoni, sommati a tutti i dominatori della vicina Napoli,
approdarono qui attratti dalla stupefacente bellezza del
paesaggio, dalla mitezza del clima e dalla singolarità
della posizione. Senza contare il profumo, che ha fatto
scorrere fiumi di inchiostro. Già, perchè Sorrento non
smette mai di conquistare tutti e ciascuno con la
fragranza delle prime fioriture degli aranceti e dei
limoneti che ricamano di bianco la sua piana
lussureggiante.
Anche la sua storia secolare, il ricordo di un passato
mitico e glorioso, la selvatica natura delle scogliere
sotto fonte di incantamento, di innamoramenti repentini.
Il retaggio romano chiama nostalgia e curiosità, accanto
ai Bagni della Regina Giovanna, i resti della villa di
Pollio Felice, descritta dal poeta latino Publio Papino
Stazio nelle "Silvae", lasciano immaginare la
magnificenza della costruzione mentre la passeggiata di
circa mezz'ora fino agli scogli che lambiscono i resti
della residenza è un'esperienza paesaggistica senza pari.
Malgrado turismodi massa e progresso, Sorrento, che
oggi conta ventimila abitanti, è riuscita a conservare
quasi intatto il suo centro storico(visitabile anche in
una sola giornata)che somma palazzetti, portali
durazzeschi, chiese ed un dedalo di stradine a scacchiera,
fitte di negozi. Uno degli edifici più imponenti e' il
Sedile Dominova, il luogo della quotidiana discussione
politica sovrastato da una cupola di mattonelle policrome,
completamente affrescata all'interno con numerosi stemmi
di famiglie locali e appoggiata su due archi poderosi.
Questi ultimi ne delimitano la pianta quadrata, su via San
Cesareo, l'animatissimo decumano dove si susseguono
botteghe di tutti i tipi. Cuore della vita sorrentina, piazza
Tasso è caratterizzata dai due sorrentini più famosi:
testimoni di pietra, Sant'Antonino, in tufo grigio, è l'amato
patrono del quale da secoli si tramandano storie e
leggende, e Torquato Tasso, in niveo marmo, il poeta, nato
a Sorrento, che in atteggiamento elegante ma distaccato
sembra sottolineare la scarsa partecipazione dei suoi
cittadini. Il gioiello architettonico della città è pero' il
trecentesco chiostro di San Francesco (da oltre vent'anni
sede dell'Estate musicale sorrentina, presieduta da Uto
Ughi e diretta da Maurizio Pietrantonio). E' costruito in
due ordini di stili. Due lati sono formati da archi ditufo
incrociati, di derivazione araba, gli altri due da archi a
tutto tondo poggianti su colonne ottagonali.

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